What are you goin' to do?

Continua da: Are you sure?

Dopo le risa della sera precedente avevo faticato a riprendermi, ma mi ero obbligata a non pensarci. In fondo non l'avevao fatto in malafede. Mark non l'avrebbe mai fatto. Lui non sapeva ancora della mia anemia e quello era un segreto ben più catartico di quanto lui sapeva già. Potevo giostrare ciò vestendomi di conseguenza, di conseguenza Mark non si sarebbe inquietato. Non di nuovo. Già la faccenda di Luke non era stata conciliante per i suoi nervi. Figuriamoci se gli dicevo pure che ero anemica. Ci mancava solamente quella e poi mi avrebbe mandata a quel paese sul serio. ... No. Non ce l'avrebbe fatta per via dell'imprinting, ma non volevo di certo sfidare la sorte.
Mi svegliai di buon ora e filai in bagno a cambiarmi prima che qualcun altro in casa potesse ridere di quel pigiama che teneva fin troppo caldo ed era morbidissimo. Lo adoravo, ma dopo la faccia che aveva fatto Mark, non sapevo perché, lo stavo rivalutando, mio malgrado.
Mi cambiai velocemente una volta tornata in camera mia e mi infilai, come consigliato dal mio "body guard" la sera prima, qualcosa di comodo. Quindi optai per un paio di jeans, una maglietta con sopra una felpa con la zip ed un paio di scarpe da ginnastica. Sotto la felpa infilai una sciarpa in cotone di un colore che si abbinava alla felpa - seppur io non fossi una patita dell'abbinamento dei colori -, mi pettinai ed andai al piano di sotto per fare colazione.
« Buongiorno! Jas non ti ha sbranato a quanto vedo. »
Mi rivolsi a Mark sarcasticamente mentre riempivo un bicchiere, preso dalla credenza, di succo di frutta. Non ero una patita del caffè. Non faceva proprio per me. Presi pure un paio di biscotti da un sacchetto e ne portai uno alle labbra. Volevo stare leggera dato che non sapevo che gita avesse effettivamente in mente di attuare il licantrovo che avevo di fronte.

Sorrisi. Se Jason non gli aveva fatto nulla, era davvero un buon segno. Non sapevo bene come intenderlo quel "buon segno", ma non volevo pensarci.
Portai il bicchiere di succo alle labbra per qualche istante per poi voltarmi.
Rimasi bloccata per qualche istante.
Lui... Mi girai all'istante sentendmomi rossa come un peperone in volto..
« M-Meglio. »
Balbettai nell'imbarazzo più totale mentre mi obbligavo a non pensare a quel isico fin troppo delineato e degno di nota.
" E' un attore. E' normale che abbia un fisico così; stai calma. "
Continuavo a ripetermi mentre mi obbligavo a fare colazione, appoggiata all'isolotto poco lontano dal piano cottura.
« Quindi... Gita? »
Non riuscivo a formulare una frase di senso compiuto dopo la visione di poco prima, cavolo.

Ed ora come glielo spiegavo? Già mi aveva riso in faccia una volta, figuriamoci ora se me ne uscivo con una delle mie pudiche trovate alla "sai com'è, sei solamente in intimo in cucina e per te è normale a quanto pare".
No. Non lo dissi. Mi sarei vergognata a morte più della notte prima. Almeno ieri notte mi ero nascosta nel pigiama e tra le coperte. In quel momento che cosa avrei potuto fare? Occultarmi sotto l'isolotto in cucina? Assolutamente no.
« Non... Non è niente, non ti preoccupare. »
Gli risposi obbligandomi a non incespicare nelle parole. Quella sarebbe stata una lung agiornata se cominciavamo così. Ne ero certa. Non si era accorto di nulla. Tanto meglio o, almeno, così speravo.
« Oh, no, no. Fai con comodo. Ti aspetto qui. »
Cordialità prima di tutto. Almeno se mi focalizzavo su altro non balbettavo. Quello era poco, ma sicuro.
« Non mi dispiace affatto. Grazie. » - mi allungai appena oltre il bancone ed appoggiai delicatamente le labbra su di una sua guancia - « Spero... Beh... Spero che il divano fosse comodo. Per la prossima volta cercherò di rendere utilizzabile la... Stanza degli ospiti. »
" Non balbettare, cavolo! "
Mi ritrovai a pensare un po' per quel bacio fin troppo casto che gli avevo lasciato sulla guancia, un po' per il fatto che vederlo con solo l'intimo addosso mi bloccava e non poco.
« Tranquillo. Non hai fatto nulla di irreparabile, in fondo. »
Conclusi con calma guardandolo in volto sorridendogli quasi a volerlo rassicurare. Stava facendo di tutto per rendermi felice seppur io non fossi abituata a così tante attenzioni.

Continuai a fare colazione sino a ritrovarmi a pensare tremiladuecentosettantacinque cose insieme quando Mark non riuscì a finire quella frase che aveva iniziato. Non osavo pensare che cosa gli passasse per la testa, eppure... Sì, forse c'ero arrivata e non sapevo se disdegnare o pensare che fosse la scelta gia in quella situazione. Non volevo di certo vincolare Mark in niente. In fondo aveva la sua vita. Aveva Alice. ... Un momento. Chi era questa Alice?
Alzai lo sguardo dai frollini che avevo su di un tovagliolo appoggiato sull'isolotto in cucina e rimasi a guardare Mark che vagava con il cellulare in mano, parlando con una nonchalance inaudita. Ecco. Lo sapevo. Era troppo bello per essere vero. Mi ero illusa, come mio solito, di qualcosa che mai si sarebbe avverato.
« Andiamo. »
Gli risposi solamente quando tornò dal piano di sopra. Non sai chiedergli chi fosse Alice. Non erano affari miei. Poteva benissimo essere sua sorella, io che cosa ne sapevo? Ecco, stavo cominciando a pensare fin troppe cose, di nuovo, e non andava per niente bene. Posai il bicchiere nel lavandino ed andai nell'ingresso per infilarmi la giacca a mia volta.
« Giuro che non volevo origliare, però se... Devi andare, non farti problemi a dirmelo. Tu hai una vita come tutti. Hai il diritto di fare quello che più ti aggrada. »
Constatai con calma ed il sorriso sulle labbra. Non volevo che si privasse di attimi della sua vita a causa mia.

Lo seguii fuori casa e mi infilai il casco che mi passò. Non volevo essere invadente, ma fu lui a porre la domanda che mi assillava da quando avevo sentito la sua voce pronunciare il nome di quella ragazza. Dovevo immaginarmelo. In fondo un attore poteva avere tutte le ragazze che voleva. Dovevo farmene una ragione. Imprinting o meno, credevo che l'indole di una persona non cambiasse per nulla al mondo.
« Tranquillo. Capisco benissimo che tu avessi una vita prima di incontrarmi. » - salii sulla moto alle sue spalle e lo abbracciai appena da dietro, con il solo scopo di non cadere - « Non avrei potuto, senza volerlo, stravolgere nulla se non l'avessi avuta, ti pare? »
Ironizzai appoggiando appena il capo alla schiena di Mark. Non sapevo perché, ma mi sentivo a mio agio in quel momento.
« Comunque, se preferisci lei... Dovrò trovare il modo di farti cambiare idea, sempre che ciò sia possibile. »
Un momento. Fermate tutto immediatamente.
Che cosa avevo appena detto?!
Che ci tenevo tanto a Mark ed ero maledettamente pronta a battermi per lui?!
Okay, chi aveva drogato il succo di frutta che avevo bevuto a colazione? Possibile che un solo bacio ed un fisico non da poco - altro che non da poco, ma mai l'avrei ammesso - potessero destabilizzarmi così tanto in una sola notte? Rimaneva il fatto che Mark era davvero, ma davvero, invidiabile in tutto ed io non riuscivo a pensarla altrimenti.

Sotto il casco arrossii. Fortuna che ero nascosta da quest'ultimo, altrimenti non avrei potuto davvero guardare da nessuna parte. Non ero mai stata un asso con i rapporti umani e quella ne era la prova.
Dovevo riuscire a tornare in carreggiata ed anche alla svelta. Mi ero impantanata con le mie stesse mani. Possibile che fossi così dannatamente stupida? Che cosa potevo dire da pura e casta vergine che non ero altro? Mi morsi un labbro, sotto al casco, cercando una sorta di via di fuga indolore e per nulla canzonatoria da quella situazione.
« Ogni buon giocatore non scopre mai le sue carte subito. Dammi tempo e vedrai. »
Gli risposi solamente con ancora il volto appoggiato alla sua schiena mentre mi stringevo appena di più a lui, quasi per paura di cadere dalla moto. Conoscendo la mia sbadataggine potevo farlo eccome. Volevo evitarmi un'altra magra figura.
Mi segnai mentalmente di ringraziare Alexander per quelle citazioni dai film più strambi che, di tanto in tanto, tornavano utili. Dovevo davvero un drink al mio migliore amico.

Mi ero ficcata in una situazione fin troppo ostica. Non sapevo davvero che cosa fare. Avevo lasciato agire, a briglia sciolta, l'istinto, ed ora mi ritrovavo a dover gestire una facciata di me che non sentivo per nulla mia.
Sospirai a labbra serrate mentre sentivo le gote arrossarsi. Fortuna che avevo ancora addosso il casco, altrimenti non avrei potuto proprio spiegare, a parole, quel cambio repentino di direzione emotiva. Sapevo di provare qualcosa per Mark, ma non sarei mai e poi mai stata in grado di essere in competizione con una fantomatica ragazza che lui conosceva da anni. L'imprinting non contava. Non volevo che stesse con me solamente per quello. Doveva sentirlo dentro quale fosse la via giusta.
Mi strinsi a lui, chiudendo d'istinto gli occhi, quando piegò la moto per curvare quasi portando un ginocchio a sfiorare il terreno, infine arrivammo e lui spense il motore della moto.
Mi tolsi il casco a mia volta e ravvivai appena i capelli, schiacciati da esso, con una mano e portandone alcuni dietro ad un orecchio. Erano sciolti e con quella brezza creata dal mare erano come una forma di vita a se stante.
« Sì, sì. Tranquillo. »
Scesi dalla moto a mia volta ed increspai appena le labbra al suo dire. Alzai pure un sopracciglio per poi notare lo spettacolo oltre di lui. Mai avevo fatto caso a quanto fosse spettacolare la vita da lassù. Mai avevo minimamente pensato di salire fino a dove ci trovavamo ora.
« E' meraviglioso. »
Mi ritrovai ad ammettere mentre guardavo l'orizzonte e, quasi senza rendermene conto, mi ritrovavo ad essere accanto a Mark. L'istinto mi diceva di appoggiarmi appena a lui, ma non volevo risultare invadente, eppure... Oh, cavolo! Stavo pensando troppo!
Accostai, delicatamente, il capo al petto di Mark mentre lo sguardo rimaneva puntato sullo splendore naturale dinanzi a noi.

Rimasi con il capo appoggiato, lateralmente, al petto di Mark. Non sapevo perché, razionalmente parlando, ma mi trovavo fin troppo a mio agio con lui. Come minimo lo sapeva, ma non potevo nascondermi dietro ad un dito per sempre. Già il fatto di essermi messa in gioco per quanto riguardava corteggiarlo era stato un azzardo non da poco, ma, forse ci sarei riuscita. Non sapevo ancora come, conoscendo la mia indole chiusa e casta, ma avrei trovato un modo.
Sentii la sua mano sulla mia schiena ed un lieve brivido mi percorse da capo a piedi. Non era un brivido di paura, anzi, eppure non sapevo descriverlo oggettivamente.
« Dovevo arrivare io per farti tornare qui, a quanto pare. »
Proferii muovendo appena il capo per poter incrociare lo sguardo di Mark.
Un sorriso sincero si dipinse sulle sul mio volto. Non vi era malizia in me, altro punto a mio sfavore se volevo averla vinta - manco fosse una partita a carte - con quella fantomatica Alice che, in cuor mio, mi faceva paura. Era tutto così maledettamente irrazionale. Io sentivo di provare qualcosa per Mark, ma non ero riuscita a delinearlo sino a quando non l'avevo sentito parlare con quella ragazza.
Che brutta persona che ero.